Gli immigrati in Italia sono 6.273.722 nota1, dati estratti dal sito del dipartimento per gli affari economici e sociali dell’Onu nota1. Gli immigrati in Italia corrispondono al 10,4% nota2 della popolazione totale di 60.483.973 nota3.
Altri: Other North, Other South, North America, Central America, Oceania, Special territories of the European Union
nota2, nota4, nota5, nota6
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In questo grafico viene mostrato la percentuale degli immigrati rispetto all’area di provenienza.
Gli immigrati provenienti dall’Unione Europea sono 1.905.609 e corrispondono al 31% degli immigrati. Il 56% degli immigrati provenienti dall’Unione Europea sono rumeni (1.074.382), l’11% sono tedeschi (218.158). nota1, nota2
Gli Immigrati provenienti dall’Europa (non Ue) sono 1.382.206 e corrispondono al 22% degli immigrati. Il 34% degli immigrati provenienti dall’Europa (non Ue) sono albanesi (475.196), il 18% sono ucraini (246.367). nota1, nota2
Gli immigrati provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa sono 808.248 e corrispondono al 13% degli immigrati. Il 56% degli immigrati provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa sono marocchini (450.557), il 15% sono egiziani (122.040). nota1, nota2
Gli immigrati provenienti dall’Africa Subsariana sono 453.804 e corrispondono al 7% degli immigrati. Il 23% degli immigrati provenienti dall’Africa Subsariana sono senegalesi (103.744), il 18% sono nigeriani (80.235). nota1, nota2
Gli immigrati provenienti dall’Asia sono 935.640 e corrispondono al 15% degli immigrati. Il 24% degli immigrati provenienti dall’Asia sono cinesi (228.231), il 17% sono indiani (161.364). nota1, nota2
Gli Immigrati provenienti dal Sud America sono 523.098 e corrispondono al 8% degli immigrati. Il 22% degli immigrati provenienti dal Sud America sono peruviani (117.189), il 22% sono brasiliani (115.970). nota1, nota2
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In questa tabella viene mostrato la classifica dei primi 20 paesi di origine degli immigrati presenti in Italia.
I rumeni corrispondono al 17% degli immigrati, l’8% gli albanesi e il 7% i marocchini. nota2 Naturalmente, questi dati riguardano gli immigrati che sono stati registrati. Quindi gli immigrati in Italia in realtà sono molti di più.
Gran parte degli immigrati nel nostro paese sono poveri con scarsa istruzione e bassa qualifica, da questo deriva la facilità di essere vittime di indegno sfruttamento da parte di imprenditori senza scrupoli e di organizzazioni criminali che come al sud li impiegano nel lavoro dei campi per pochi euro. Coloro che poi non trovano impiego nei lavori di più basso livello sono a rischio di essere spinti dalla necessità ad attività illegali e criminali come prostituzione e spaccio di droga.
In ogni caso hanno tutti necessità di assistenza e sostegno economico (abitazione, sanità, istruzione) e pesano enormemente sul welfare italiano già in situazione critica per l’enorme debito pubblico del paese.
D’altra parte finché sono nel nostro paese non possiamo esimerci da fornire loro il welfare necessario sia per umanità che per la nostra sicurezza. Infatti gran parte degli immigrati provengono da aree povere del mondo dove la sanità è scarsa. Per ridurre il rischio è necessario un controllo sanitario approfondito e bisogna monitorare l’entrata di immigrati clandestini nel nostro territorio.
Per quanto riguarda gli immigrati comunitari, dato che non siamo ancora come gli Stati Uniti d’America e che ci sono differenze fra gli stati comunitari, non è possibile permettere alle persone più disagiate di trasferirsi in un altro stato comunitario per poter usare il welfare dello stato ospitante (nel nostro paese gran parte dell’immigrazione che viene dall’est Europa sono indigenti). In questo modo si sta sgretolando l’Europa. Infatti l’uscita della Gran Bretagna è dovuta alla reazione emotiva delle persone all’immigrazione (quella dell’est Europa oltre a quella extracomunitaria). Da notare che la Brexit è esplosa proprio quando è iniziata la crisi europea dei migranti e in particolare con l’affollamento della baraccopoli di Calais, vicino al tunnel della Manica dove i migranti sostavano in attesa di poter raggiungere il Regno Unito clandestinamente.
Per permettere la totale libertà di trasferimento e di residenza dei cittadini europei è prima necessario realizzare un welfare europeo e armonizzare l’economia e la fiscalità di tutti i paesi membri.
Se si vuole essere intellettualmente onesti e non ipocriti, come la quasi totalità dei nostri rappresentanti politici e istituzionali, il tema dell’immigrazione è un tema reale che non va affrontato con principi generici di accoglienza con etichetta cattolica o di sinistra. Se non si affronta il problema si ottiene l’effetto di incrementare l’ostilità della popolazione verso l’immigrazione generalizzata e dando carburante a partiti di destra sovranisti, razzisti e fascisti (altro motivo di disgregazione dell’Europa). Come è successo in Ungheria e in Polonia.
La classe politica dell’Europa, prona agli interessi industriali e del capitale finanziario, preferisce accondiscendere all’accoglienza scaricando le problematiche conseguenze sulla popolazione dell’Europa piuttosto che aprire il portafoglio per pagare equamente le materie prime dei paesi poveri che ancor’oggi continuano a depredare. Inoltre per poter far crescere questi paesi bisognerebbe effettuare investimenti in modo da aiutarli a sviluppare una propria economia solida e multiforme.
Elena Cassigoli
nota1 https://www.un.org/en/development/desa/population/migration/data/estimates2/estimates19.asp
nota2 da me sviluppato utilizzando i dati forniti dall’Onu
nota3 https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/population-demography-migration-projections/statistics-illustrated
nota4 Territori speciali degli stati membri dell’Unione europea: Anguilla, Aruba, Bermuda, British Virgin Islands, Caribbean Netherlands, Cayman Islands, Channel Islands, Curaçao, Faeroe Islands, Falkland Islands (Malvinas), French Guiana, French Polynesia, Gibraltar, Greenland, Guadeloupe, Isle of Man, Montserrat, Martinique, Mayotte, New Caledonia, Réunion, Saint Helena, Saint Pierre and Miquelon, Sint Maarten (Dutch part), Turks and Caicos Islands, Wallis and Futuna Islands.
nota5 Europa (non Ue): Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Belarus, Bosnia and Herzegovina, Georgia, Holy See, Iceland, Liechtenstein, Monaco, Montenegro, Norway, Republic of Moldova, Russian Federation, San Marino, Serbia, Switzerland, TFYR Macedonia, Ukraine.
nota6 Medio Oriente e Nord Africa: Algeria, Bahrain, Egypt, Iran (Islamic Republic of), Iraq, Israel, Jordan, Kuwait, Lebanon, Libya, Morocco, Oman, Qatar, Saudi Arabia, State of Palestine, Syrian Arab Republic, Tunisia, Turkey, United Arab Emirates, Western Sahara, Yemen.